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Disceso nella gola fra gli scogli dell'anfratto lucida le sue rive
il sassofrasso, gioca con la sabbia fra le dita dei bambini,
ossigena le polle dei girini, ti parla mentre passa di sentieri di
montagna quasi che venisse dalla cuccagna.
Ma il gioco di colori della vecchia tintora che sciacqua le
coscienze, anche la mia, si mescola ai liquami della fogna di
Montese, insieme a quelli del macello del paese, è già un po'
meno pura l'acqua che va giù in pianura, il corso della
schiuma non è chiaro.
Se ti senti niente quando ti senti vuoto prigioniero dei
ricordi a poco a poco. Forse è il tuo rifiuto di entrare nella
strada che ti ha fatto perdere la squadra.
Ma il ricordo di lezioni fatte al tocco di campana da ragazzi
in una pieve di montagna. Forse aiuta il lungo corso a
ritrovar sé stesso, a decantar la fanga del progresso. Non la si
può bere però puoi farci il bagno il volto di quest'acqua è
ancora umano.
Rimuovi i tuoi ricordi come i sogni che hai già fatto, entre
la ceramica si beve il sassofrasso e il ruscello che cantava
puro dentro il suo bacile sputa piombo arsenico e metile. Il
cambio di canzoni più non suona la campana, quest'acqua adesso è malsana.
Se ti senti niente quando ti senti vuoto, prigioniero dei
ricordi a poco a poco. Forse è il tuo rifiuto di entrare nella strada, che ti ha fatto perdere la squadra.
Però nella sua loggia saltellando contro il masso, ancora
scende ancora il sassofrasso.
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